Riprendiamoci la relazione 20 giugno 2021 Giardino culturale La collina incantata
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Sono davvero soddisfatta di potervi incontrare all’aperto nel mio giardino culturale. Grazie per essere qui. Abbiamo voluto intitolare la giornata di oggi Riprendiamoci la relazione. Abbiamo attraversato un anno e mezzo di pandemia in cui abbiamo vissuto confinati nelle nostre case, per fortuna confinati nelle nostre case, perché le statistiche ci hanno insegnato che rimanendo al chiuso e usando degli accorgimenti era possibile abbassare la curva del contagio e così è avvenuto. Dopo un anno e mezzo di confinamento e di limitazioni, pur necessarie, di libertà, è tempo di ricominciare a vivere la relazione, abbiamo bisogno di incontrarci e io da qui voglio iniziare. Avremmo potuto fare questo incontro in streaming ma noi dobbiamo ricominciare a vedere le nostre facce, io ho dimenticato come sono le facce degli altri, la mia faccia la riconosco perché la guardo allo specchio e adesso non mi è più sufficiente. Abbiamo bisogno della corporeità perché la relazione è corpo e quindi, se noi non ci guardiamo negli occhi, resteremo vincolati a guardarci attraverso lo schermo, rettangolare o quadrato, dipende dalla situazione del nostro computer, del nostro tablet o del nostro cellulare ma di fatto abbiamo perso proprio il senso del nostro corpo; l’hanno perso gli alunni, i ragazzi e le ragazze che sono qui e sono nel mondo, l’hanno perso i pazienti di alcuni professionisti, tutti l’abbiamo perso però abbiamo acquistato una cosa importante che io vorrei che ognuno di noi ne facesse mente locale. Noi abbiamo imparato e spero che sia una lezione che durerà, non dico per sempre perché è impossibile perché gli umani hanno la memoria corta ma che duri parecchio. Abbiamo dunque imparato un uso diverso della libertà che è la libertà vissuta come solidarietà, abbiamo imparato che la libertà non è una cosa da usare a nostra discrezione ma è un qualcosa che finisce dove inizia la libertà dell’altro e la libertà dell’altro finisce dove inizia la nostra quindi questa è la forma più alta di libertà che è la libertà della solidarietà. Vorrei aggiungere solo qualche parola sul trauma che abbiamo vissuto poiché è importante che noi ne parliamo. Noi pensiamo di essere fuori dalla pandemia o quasi fuori ma bisogna riflettere e imparare su quanto è successo in questo periodo. Noi abbiamo subito un trauma e che cos’è il trauma? Il trauma è un evento inaspettato, creduto impossibile, inusuale che arriva di colpo e ci travolge, ci travolge e ci taglia in due perché questo trauma ha tagliato la nostra vita in due, prima della pandemia, dopo della pandemia e ha creato una scissione grandissima. Voi avrete letto sicuramene il post dell’evento dove io ho scritto che ci saremmo incontrati a distanza di un anno dalla pubblicazione di La collina incantata, il libro di fiabe e minifiabe ma sappiamo bene che non è dopo un anno che ci stiamo incontrando ma piuttosto dopo due visto che il 2020 non lo voglio considerare poiché è un anno di standby in cui avremmo avuto veramente tanto tempo per riflette e capire alcune cose tra le quali che il virus sicuramente non è stato lanciato o buttato dai laboratori cinesi o chi sa cosa. È piuttosto colpa nostra, è colpa della mania ecocida che noi umani abbiamo, di questo antropocentrismo che ci ha invasi tutti quanti col delirio di onnipotenza; pensavamo di avere i vaccini, pensavamo di avere tutti gli strumenti e lo strumentario adatto per far la diagnostica; di fatto li abbiamo ma di fronte ad una pandemia inaspettata che cosa abbiamo avuto? NIENTE. Abbiamo avuto il teatrino degli immunologi, dei virologi e di chiunque altro che ci ha detto delle cose e il giorno dopo esattamente il contrario di quello che ci aveva detto. Non sappiamo se questa pandemia finirà quest’anno, l’anno prossimo o domani. Sappiamo se i vaccini sono efficaci? Non lo sappiamo. Sappiamo se dopo avere fatto il vaccino noi diventiamo immuni oppure possiamo essere contagiosi? Non lo sappiamo. Quante cose non sappiamo, allora vuol dire che la scienza non sa quasi niente. E allora che cosa possiamo fare per poter ricominciare a riprenderci di nuovo la relazione e poter ricominciare a vivere? Abbiamo bisogno di riprendere la vita di prima, di riprende la scuola non in DAD ma di presenza, di riprendere con i nostri pazienti e con i nostri amici di presenza ed è chiaro dunque che può essere solo il comportamento responsabile che ci potrà aiutare. Dovremo continuare ad usare le mascherine con le quali difendiamo l’altro e l’altro difende noi, l’altro difende noi per cui questa forma di difesa reciproca diventa la formula più alta dello stare insieme. Dobbiamo ricordare di lavarci le mani accuratamente, ad usare l’Amuchina e ad usare tantissimi altri accorgimenti che possano proteggerci altrimenti l’angoscia diffusa che ha creato la pandemia continuerà ad invaderci. Vi sarete accorti che non parlo di ansia, dico angoscia e c’è un motivo fondamentale per cui io dico angoscia e non ansia perché vedete, l’ansia è una sorta di nervosismo che ci pervade e la depressione è un qualcosa che ci pervade come un rancore e ci induce a guardare indietro per un’occasione mancata, per una situazione che non abbiamo saputo risolvere, per una cosa che ci trasciniamo dietro come una cicatrice. L’angoscia è un’altra cosa, l’angoscia è la paura del futuro e noi oggi, vivendo questa pandemia, ce l’abbiamo. Non sappiamo se torneremo a scuola, non sappiamo se torneremo in presenza, non sappiamo se le industrie riapriranno, così pure tutte le restanti attività. Stiamo vivendo in un’angoscia diffusa ma non è possibile che noi continuiamo a vivere in questa situazione, noi dobbiamo modificare i nostri comportamenti, usare la libertà ed essere responsabili perché se noi aspettiamo che i nostri governi, chiunque sia, io non ce l’ho ne con questo governo ne con quello di prima, non con quello che verrà dopo ma se noi aspettiamo i Decreti Legislativi, aspettiamo le leggi, noi chi sa quando usciremo da questa pandemia. Sono i nostri comportamenti responsabili, ripeto, sono la nostra capacità di riprenderci la vita poiché il trauma è stato una cosa inaspettata, indicibile, incommensurabile… e noi dobbiamo trovare delle soluzioni, delle reazioni che siano altrettanto ugualmente indicibili, incommensurabili che siano creative, dobbiamo bypassare la fase della burocrazia, almeno noi. Forse lo Stato non può ed io non so che dire su questo perché io non sono una politica, però, in ogni caso noi dobbiamo essere creativi e inventare altro. Perché oggi siamo in questo giardino e non siamo in un auditorium, in un cinema, in un luogo al chiuso? Perché forse dobbiamo cominciare ad usare altri metodi. Un carissimo mio amico che io spero mi stia ascoltando, lui abita in Svizzera, mi ha scritto in questo periodo di pandemia dicendo che loro in Svizzera non hanno chiuso le scuole un giorno perché tranne che quando nevicava, loro hanno fatto lezione all’aperto e quando faceva troppo freddo, magari c’era cattivo tempo, camminavano facendo lezione, facevano un po’ come i peripatetici. Ora io mi chiedo, noi qui abbiamo tanti giardini chiusi e dunque possiamo aprire i giardini alle conversazioni, agli incontri, agli studi e alla cultura. Vorrei che questo fosse veramente il primo di tanti altri incontri. Io purtroppo, l’ho detto anche nel video promozionale dell’evento, non ho potuto invitare tutti quelli che avrei voluto, ho lasciato delle classi scontente, dei bambini che piangevano perché io non ho potuto invitare qui tutti ma solo alcuni di loro per una forma di sicurezza. Mi sono ripromessa che tutti avranno la possibilità di frequentare questo giardino culturale e che questo sarà il primo incontro di tantissimi altri che spero si allarghino a raggio e pervadano tutti. In ogni caso abbiamo tanti giardini, tante strade che non vengono usate, tanti cortili di scuola che non vengono ugualmente usati e tutti potrebbero essere utilizzati per incontrarci. Dobbiamo smetterla di piangerci addosso, la pandemia è stata un trauma terribile, per cui a questo trauma terribile noi possiamo rispondere solo in un modo: con la creatività, come fanno gli artisti, come diceva Pasolini: “la vita è una poesia, le istituzioni sono una poesia” e quindi noi dobbiamo essere creativi verso il mondo e dobbiamo fare della ferita un’arte. La giornata di oggi procederà dunque in tal modo: ho iniziato dicendo che i bambini sarebbero stati i nostri maestri. In questo luogo siamo presenti gli autori e i nostri libri affinché tutti possano prendere dimestichezza e corpo con essi. Non dimentichiamo comunque che la presenza più importane è quella dei bambini che vuol dire che il nostro futuro è qui e ora poiché gli uomini e le donne di domani saranno loro che sapranno dirci di noi. Non dimentichiamo che prima del 2019, prima che arrivasse la pandemia, noi abbiamo vissuto un momento magico. Ricordiamo Greta col suo bellissimo impermiabilino giallo che parlava alle Nazioni Unite e che diceva questa frase in particolare tra tutte le cose intelligentissime: “voi ci avete rubato i sogni” ed è vero ragazzi, noi abbiamo rubato loro i sogni perché a noi, il mondo che stiamo vivendo ce l’hanno dato in prestito i nostri figli, non l’abbiamo ereditato dai nostri avi e noi ai nostri figli lo stiamo ridando come un cumulo di macerie. Vogliamo aprire gli occhi? Siamo pochi, è vero, però io parto da un presupposto, che l’oceano, i mari siano fatti da infinite gocce, noi siamo delle gocce e abbiamo fatto una goccia più grande, se tante gocce si unissero nel mondo io credo che forse riusciremmo a fare veramente qualcosa di più. Non dobbiamo dimenticarci di quello di cui siamo capaci di fare, ricordate sempre Pasolini, le istituzioni a qualunque livello siano, devono essere una poesia, una poesia significa qualcosa che travalica il pensiero comune che sia qualcosa di più alto, di più immediato, di più veloce che impatti la nostra intelligenza emotiva anziché la nostra intelligenza cognitiva. Tornando ai ragazzi e alle ragazze presenti che erano i bambini e le bambine che ho incontrato nel 2019 con i quali ho gestito dei programmi e dei progetti di lettura sulle fiabe de La collina incantata, ricordo a tutti noi che abbiamo lavorato ed è stato veramente un lavoro bellissimo. Dovevamo vederci nel 2020 ed è chiaro che nel 2020 non ci siamo visti, nel 2021 con tutte le problematiche che ha avuto la scuola non abbiamo potuto rincontrarci e dunque bisognerà pure incontrarsi nuovamente in qualunque altro luogo che non sia la scuola. Io quest’estate sono sicura che incontrerò tutti quanti loro, nelle piazze, nei cortili, ovunque sia possibile riunirci, incontrarci, parlarci. È una promessa.
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Filomena Drago |
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